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rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me)

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rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me), 2020-in progress. Installazione composta da un telaio Jacquard modificato, un tessuto e un video . Dimensioni variabili, suono. 

rs548049170_1_69869_TT è una grande installazione basata sulla conversione del mio codice genetico in tessuto, effettuata da mia madre utilizzando uno dei primi computer d’epoca industriale: il telaio Jacquard del diciannovesimo secolo. Il titolo dell’opera si riferisce alla prima linea di testo risultante dalla genotipizzazione del mio DNA. L’opera finale è costituita da un telaio Jacquard modificato per ospitare un video del processo produttivo dell’opera ed il monumentale tessuto che ne risulta. Questo progetto avanza la mia ricerca sulle origini della tecnologia binaria e sulle sue più recenti applicazioni: dalla tessitura alla programmazione, agli algoritmi, ai software, ai processi di automazione, fino alla completa digitalizzazione di un essere umano.


PREMESSE TEORICHE

1. Per migliaia di anni abbiamo pensato il nostro pensiero secondo un modello derivato dalle antiche arti tessitorie.

2. Ad inizio Novecento l’informatica e la tessitura condividono le stesse tecniche di programmazione.

3. Il primo telaio automatizzato d’epoca moderna, il telaio Jacquard, è considerato da molti il primo computer d’epoca moderna.

4. Una lunga serie di parallelismi congiunge la storia delle prime tessitrici alla storia delle prime programmatrici e operatrici di macchine computazionali.

5. DNA e tessuti non rappresentano o supportano informazioni: la loro struttura materiale presenta e incorpora informazioni in una perfetta omologia di forma e contenuto.

6. Il codice genetico non è altro che la codifica, attraverso tecnologie binarie, delle informazioni contenute nelle nostre cellule.

7. La biotecnologia e la vita artificiale hanno azzerato la distinzione tra i concetti di ‘tecnologia’ e ‘vita biologica.’

8. Il “filo della vita” degli antichi Greci ha perso il suo posto privilegiato all’interno del nostro immaginario, e al suo posto si è instaurato il “codice della vita”: un codice genetico, potenzialmente decodificabile nella sua interezza, di cui la nostra vita biologica si dà come espressione diretta.

 


TRAILER


ANTEPRIMA DI PROGETTO: idee, ipotesi, assunti e oggetti

 


IL LIBRO

Un libro d’artista, pubblicato da MOUSSE Publishing, espande i temi e gli obiettivi del mio progetto. Include una documentazione fotografica del lavoro e altri materiali visivi, oltre ai contributi teorici di quindici personalità del mondo dell’arte, della filosofia, della bioingegneria, della teoria dei media e della storia della scienza e della tecnologia: Lorenzo Balbi, George M. Church, Francesco Giaquinto, Ellen Harlizius-Klück, Sabine Himmelsbach, Paolo Mele, Stephen Monteiro, Carla Petrocelli, Davide Quadrio, Eugene Thacker, Ed Regis, Emilio Vavarella, Devin Wangert, Ursula Wolz, e Claudio Zecchi.

 


PENSARE IL PENSIERO: CONSIDERAZIONI PERSONALI E NOTE DI PRODUZIONE*

*Pub. orig. in  rs548049170_1_69869_TT (MOUSSE Publishing), 2020

Per migliaia di anni abbiamo intrecciato pensieri e ne abbiamo poi tirato le fila. Abbiamo seguito il filo di un discorso o spezzato il filo di un ragionamento. Abbiamo sciolto enigmi, ordito e tramato contro i nostri nemici, dato loro filo da torcere e ammirato donne e uomini tessendone le lodi. Abbiamo imparato a spiegare arazzi e abbiamo imparato a spiegarci, a ripiegare sui nostri passi, a non fare una piega o a piegarci davanti a forze di causa maggiore. Abbiamo ricoperto incarichi, e ci siamo sentiti tesi, distesi, tirati o abbottonati. Abbiamo seguito il filo della vita e del destino. Il filo di Arianna, ad esempio, nel più antico dei miti greci, marca l’idea di una vita umana in costante dispiegamento: un filo srotolato che segna un cammino da seguire. Un altro filo, quello del destino, era secondo i Greci nelle mani delle Moire, che così detenevano un potere incontrastato sulla vita dei mortali. La storia antica e il pensiero dei nostri antenati sono costellati di tessitura. Il mito di Aracne ha proposto per primo l’idea della tessitura come di un’arte riproduttiva, capace di attirare perfino l’ira degli dei. Il mito di Filomela ha proposto l’idea della tessitura come forma di traduzione e registrazione mediatica, dal suono al tessile. Persino i raggi del sole, nel mito baltico di Saule, erano il risultato di una tessitura. Per migliaia di anni abbiamo pensato il nostro pensiero – e letto il mondo – secondo il modello offerto da quell’insieme di tecniche culturali che fanno capo alle antiche arti tessitorie.

Sappiamo che il linguaggio di cui siamo dotati non detta solo ciò che siamo in grado di dire, ma che struttura anche lo schema attraverso cui diamo senso al mondo e alle nostre attività. Ed è quindi importante riscontrare come da qualche tempo a questa parte il modello tessile ha lentamente, ma sistematicamente, lasciato spazio a nuove forme di pensiero. È come se avessimo smesso di tessere pensieri e il nostro cervello fosse diventato qualcosa di radicalmente diverso: un complesso macchinario, un apparato informatico, un computer biologico, una scatola nera, un processore. E i nostri pensieri hanno cominciato ad assomigliare a operazioni e processi computazionali, ad algoritmi biochimici. I nostri ricordi e le nostre fantasie somigliano sempre meno a degli arazzi, magari un po’ rammendati, o a dei grovigli di idee, e invece appaiono sempre più come il risultato di un’accumulazione di informazioni che vengono acquisite, immagazzinate, processate, e che vanno a costituire quella sorta di banca dati che una volta chiamavamo memoria. Quando il talamo trasmette dati, la corteccia cerebrale li integra. Secondo questo nuovo paradigma, il nostro cervello è dotato di modelli interpretativi che analizzano le informazioni catturate dai nostri sensi. I pensieri vengono spediti e ricevuti dall’equivalente biologico di trasmettitori e server. Ogni sinapsi viene intesa secondo i termini di una funzione computazionale, e così i nostri pensieri vengono decodificati da micro-segnali elettrici all’interno di un complesso network cerebrale. Il cranio e il cervello fungono da hardware, e i processi neuronali e cognitivi fungono da software. Qualsiasi fenomeno di cui siamo consapevoli viene riletto in modalità binaria: una serie ininterrotta di input e output all’interno di un sistema di feedback loops da cui dipende la nostra supposta consapevolezza. La letteratura scientifica sulla mente umana è oggi farcita di termini quali scanning, modeling, simulating, bandwidth, information, data, programming. I nostri comportamenti non sono più minacciati dalle Moire e dal loro filo del fato: sono semplicemente riprogrammabili.

Sono convinto che così come gli antichi miti legati alla tessitura fornivano modelli funzionali di lettura del mondo, oggi nuovi miti computazionali forniscono modelli epistemologici alternativi. La tecnologia computazionale, in tutte le sue forme, ha letteralmente ristrutturato ogni nostra concezione. Il computer, nel suo farsi modello, è divenuto una lente capace di filtrare la nostra visione del mondo. Se in pieno Rinascimento Leon Battista Alberti descriveva con naturalezza la superficie del mondo come composta da “più linee, quasi come nella tela più fili accostati”, oggi ci risulta difficile non pensare a essa secondo i termini di una rete molto diversa, fatta di nodi e connessioni, di pixel, flussi informatici, codici che danno forma a simulazioni virtuali. Il “filo della vita” degli antichi Greci ha perso il suo posto privilegiato all’interno del nostro immaginario, e al suo posto si è instaurato il “codice della vita”: un codice genetico, potenzialmente decodificabile nella sua interezza, di cui la nostra vita biologica si dà come espressione diretta. La tecnologia computazionale, in altre parole, ha permesso a nuovi pensieri di essere pensati e a nuove discipline di essere sviluppate. E così, dalla robotica all’informatica, dalla neuroscienza alla bioingegneria fino alle scienze cognitive, è in corso un nuovo inquadramento tecno-scientifico di ciò che significa essere umani. Ed è all’intersezione di questi ragionamenti, a cavallo delle tecniche e delle tecnologie che vi sottostanno, che questo mio nuovo progetto prende avvio.

rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) è il risultato di un lungo processo performativo durante il quale un grande tessuto che codifica e contiene tutte le mie informazioni genetiche viene prodotto da mia madre utilizzando un telaio Jacquard del primo Novecento. Inizialmente, durante la ricerca propedeutica al progetto, mi sono focalizzato sulla storia del tessile, poiché il primo telaio automatizzato di epoca moderna, il telaio Jacquard, può essere considerato come il primo vero computer. L’idea che informatica e tessitura abbiano condiviso per alcuni decenni le stesse tecniche di programmazione è stato il primo parallelismo che ha catturato la mia attenzione. Il secondo, legato al tema del lavoro femminile, riguarda tanto il tradizionale mondo domestico della tessitura quanto quello delle prime programmatrici e operatrici di macchine computazionali. Infine, tornando alle più recenti applicazioni dell’informatica, mi interessa l’idea del cosiddetto “codice della vita”. Il codice genetico, infatti, altro non è che il risultato di una codifica, effettuata da tecnologie binarie identiche a quelle dei primi telai tessili, delle informazioni contenute all’interno delle nostre cellule.
Un’altra riflessione mi ha guidato in questo processo, ovvero la realizzazione che DNA e tessuto condividano un’interessante qualità. In entrambi i casi la loro struttura materiale non fa da supporto a delle informazioni che vi vengono “applicate sopra” – come potrebbe essere per i media pittorici, fotografici o letterari. Struttura e informazione, tanto nel tessuto quanto nel DNA, sono un tutt’uno. Non rappresentano informazioni, ma le presentano, in una perfetta omologia tra forma e contenuto. Da qui l’idea di processare il mio codice genetico, con il fondamentale apporto di mia madre, utilizzando il telaio Jacquard. A metà strada tra il mio codice genetico e il complesso apparato meccanico da lei utilizzato, mia madre è l’unica presenza umana visibile nella videodocumentazione del processo produttivo. L’opera finale si compone di tre parti: il tessuto, il telaio e il video che segue il lavoro di tessitura. Il progetto ripercorre simbolicamente tutta la storia della tecnologia binaria: dalla tessitura alla programmazione, agli algoritmi, al software, ai processi di automazione, fino alla completa informatizzazione di un essere umano. Fanno da corollario all’opera una serie di attività di approfondimento su questi temi e di scambio intellettuale tra storici, filosofi, scienziati e professionisti del mondo dell’arte e della cultura, tra le quali vi è anche la pubblicazione di questo libro. La prospettiva finale è quella di produrre un’opera capace di costituire una piccola rete di riflessioni, azioni e narrazioni che coesistono in parallelo e si aprono a interpretazioni e letture alternative e diversificate.

Tutte le mie opere nascono da un simile percorso di ricerca concettuale e tecnologica su molteplici livelli, seguito da una formalizzazione in cui gli spunti e le riflessioni che la costellano trovano una loro sintesi. Nel corso degli anni ho dato vita a un archivio molto esteso di work in progress: collezioni di documenti, immagini, testi, appunti o altri materiali su cui torno ciclicamente. Potrei dire che queste collezioni sono il modo attraverso cui nutro, a volte anche per anni, idee ancora a uno stato embrionale o in lenta evoluzione. Con il progredire delle mie ricerche comincio a implementare ipotesi, tecniche, e a sperimentare diversi metodi di lavoro, al fine di trovare quelli più affini ai materiali ricercati e alle domande in questione. Durante questa fase di messa in opera i materiali o le tecnologie su cui lavoro vengono stressati fino a raggiungere il loro limite interno. Mi interessa spingere tecniche, media e concetti fino al loro punto di rottura, logorare i loro limiti interni, sfiorando quella soglia o punto di non ritorno che marca un limite fisico, tecnico o epistemologico. Nel caso di rs548049170_1_69869_TT (il titolo fa riferimento alla prima riga di testo risultante dalla genotipizzazione del mio DNA) il tessuto prodotto risponde in modo diretto alle possibilità di tessitura del vecchio telaio Jacquard utilizzato. L’altezza del tessuto, ovvero il lato corto, corrisponde a sessanta centimetri, ampiezza fisica massima raggiunta dal telaio utilizzato. La lunghezza, invece, è stata dettata dalla capacità del telaio di comprimere, nella maniera più fitta possibile, tutti i miei dati genetici in un preciso intreccio di trama e ordito. Questo processo, al limite della capacità fisica del telaio, ha portato a un tessuto di circa settantacinque metri. Le scelte cromatiche adottate per la codifica del mio patrimonio genetico rispondono alla capacità del telaio di intrecciare un filo monocromatico, in questo caso nero, a un ordito, in questo caso bianco, ottenendo oltre al bianco e al nero anche una scala di grigi. Il particolare intreccio di fili, infine, è stato determinato dalla volontà di produrre un tessuto potenzialmente (ri)convertibile in codice genetico. Dunque un design che non è semplicemente visualizzazione, ma che corrisponde a una codifica potenzialmente decodificabile. Sarà tecnicamente possibile, in qualsiasi momento, ricostruire il mio patrimonio genetico ripercorrendo il tessuto e ricavando da esso quella matrice computazionale che è l’anello di congiunzione tra i fili di cotone che lo compongono e la materia di cui io sono composto.

A livello metodologico, ogni mia opera segue un iter di questo tipo: un intreccio di materiali e pensieri in cui scompare ogni apparente inconciliabilità e si dà forma alla texture dell’opera e al text- dell’annessa speculazione teorica. L’opera è quel che resta di un processo creativo che include la propria traccia generatrice e che – come fosse un tessuto o un frammento di DNA – si stabilizza solo quando raggiunge una perfetta omologia di forma e contenuto, techne e logos.


IL PROCESSO PRODUTTIVO

 

 



 

STUDI

 


EXHIBITIONS:

  • (2021) (Upcoming Solo Exhibition) GALLLERIAPIÙ. rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me): Sourcecode, curated by Ramdom in collaboration with MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna, Italy
  • (2021) (Solo Exhibition) Modern Art Base. rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me): Errors, Limits and Malfunctions, curated by Ramdom and ArtHub Asia, Shanghai, China
  • (2020) (Solo Exhibition) Ramdom. rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me): Ideas, Hypotheses, Assumptions and Objects, curated by Ramdom, Gagliano del Capo, Italy

PUBLIC EVENTS:

  • (2021) Istituto Italiano di Cultura – New York. “The Other Shapes of Art: Emilio Vavarella in dialogue with Ramdom, Stephen Monteiro and Ursula Wolz.” New York City. (online)
  • (2021) Modern Art Base. “Emilio Vavarella: The Other Shapes of Me. Virtual dialogue with Wang Weiwei and Ren Jie.” Shanghai, China.
  • (2020) Palazzo Guerrieri. “The Other Shapes of Art: Arte, DNA, tessitura e tecnologie al femminile.” Public talk, Brindisi, Italy

+INFO

  • Quest’opera, curata e prodotta da Ramdom, si è aggiudicata il VI bando Italian Council, promosso dal MiBACT – Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.
  • Partners di progetto: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Italia), Arthub Asia (Shanghai, Cina), Film Study Center – Critical Media Practice, Harvard University (Cambridge, USA), Gallleriapiù (Bologna, Italia), Istituto Italiano di Cultura (Nuova Delhi, India), Istituto Italiano di Cultura (New York, USA).
  • Partner tecnico: Tessitura Giaquinto.
  • Pubblicazione: MOUSSE Publishing. 
  • Media partner: ATP Diary.
  • Un ringraziamento particolare a: Nick Briz, Antonio Castiglioni (Antonluigi Castiglioni SAS – Jacquard Center), Studio Co-Co, Sara Fumagalli, Famiglia Giaquinto, Famiglia Ganley-Roper, Giovanna Manzotti, MUUD Film, Gabriele Panico (alias Larseen), Corrado Punzi, Marinella Raffo, Elizabeth Vavarella, Vincenzo Vavarella, e a tutta la squadra di Ramdom.
  • Documentazione fotografica: © Alessia Rollo e Emilio Vavarella
  • Questo progetto include una serie di eventi collaterali, mostre e presentazioni. Per maggiori informazioni consultate il blog di progetto gestito da Ramdom: https://theothershapesofme.ramdom.net/progetto/
  • Quest’opera è parte della collazione permanente del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (Italia).

(SELECTED) BIBLIOGRAPHY

[CRITICAL TEXT]

Artslife – Fotoromanzo
“Emilio Vavarella: arte, errori e tecnologia. Una costante messa in discussione”
by Andrea Tinterri, May 2020 (ita)

[SOURCE]

[INTERVIEW]

ATP Diary
“Nuove ipotesi di realtà. Intervista con Emilio Vavarella (New hypotheses of reality: interview with Emilio Vavarella)”
Interview by Elena Bordignon, January 2020. (ita-eng)

[SOURCE | ARCHIVED | PDF]

[PRESS COVERAGE]

CMP – Blog
“Emilio Vavarella awarded prestigious Italian Council award”
July 2019. (eng)

[SOURCE | PROJECT]

[PRESS COVERAGE]

ATP Diary
“Ramdom a Gagliano del Capo, Lecce: fare e vivere di cultura e arte”
Interview by Elena Bordignon. 21 November 2019. (ita-eng)

[SOURCE]

[PRESS COVERAGE]

Il Manifesto – Alias
“Emilio Vavarella”
Print edition, 9 November 2019. (ita)

[PRESS COVERAGE]

Il Sole 24 Ore
“Per il secondo bando Italian Council 1,9 milioni di euro”
by Marilena Pirrelli, July 2019. (ita) [SOURCE]

[ARTIST BOOK]

rs548049170_1_69869_TT
Edited by Vavarella, Emilio, Mele, Paolo and Claudio Zecchi.
MOUSSE Publishing: Milan, 2020. (ita-eng)

[PROJECT]

[PROJECT REVIEW]

ATP Diary
“rs548049170_1_69869_TT (The Other Shapes of Me) | Un progetto di Emilio Vavarella”
by Elena Bordignon, 10 July 2020. (ita-eng)

[SOURCE | ARCHIVED | PROJECT]

[INTERVIEW]

Digicult.
“Thought is my Main Medium. Interview with Emilio Vavarella | Il pensiero è il mio medium principale. Intervista con Emilio Vavarella”
by Giada Totaro, July 2020. (ita-eng)

[SOURCE (ita) | SOURCE (eng) | ARCHIVED]

[EXHIBITION REVIEW]

Artribune
“Emilio Vavarella in mostra nel Salento estremo”
by Lorenzo Madaro, August 2020. (eng)

[SOURCE (ita)]

 

[EXHIBITION REVIEW]

Nuovo Quotidiano di Puglia
“Jacquard, storia e segreti del tessuto tecnologico”
by Marinilde Giannandrea, August 2020. (ita)

[PDF]

[EXHIBITION REVIEW]

ATP Diary
“Dall’identità alle geografie artigianali: un progetto di Emilio Vavarella a Gagliano del Capo”
by Lorenzo Madaro, August 2020. (eng)

[SOURCE (ita) | ARCHIVED]

[EXHIBITION REVIEW]

Gli Stati Generali
“The Other Shapes of Me di Emilio Vavarella. Tecnologia e tradizione in Puglia”
by Zara Audiello, Septembre 2020. (ita)

[SOURCE (ita) | ARCHIVED]

[INTERVIEW]

Artribune
“Tessitura, memoria e tecnologia. Intervista a Emilio Vavarella”
by Cecilia Pavone, September 2020. (ita)

[SOURCE (ita) | ARCHIVED]

[BOOK]

Arte e tecnologia del terzo millennio. Scenari e protagonisti [Art and Technology in the Third Millennium: Landscapes and Protagonists]
Catricalà, Valentino and Cesare Biasini Selvaggi, I Quaderni della Collezione Farnesina, Vol. II, Milan: Mondadori Electa, 2020. (ita-eng)

[PDF ]